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Percorso dell’aria e dell’acqua

(Pontemanco – Ronchi del volo – Ca’ Murà – San Pelagio – Mezzavia – Museo della Navigazione)
Questo itinerario è dedicato a due elementi: l’acqua, di cui è ricco il territorio, tanto che su di essa è fondata una parte importante dell’economia del passato, e l’aria, intesa come il volo, visto che nei pressi di Due Carrare è conservata la memoria di due importanti pionieri dei cieli: il poeta Gabriele d'Annunzio e il barone Leonino Da Zara. La loro storia, infatti, è legata a due siti incrociati dal percorso: il Castello di San Pelagio, da dove decollarono gli aerei del "Volo su Vienna" nell’agosto del 1918, e Ronchi del Volo a Casalserugo, dove nel 1909 venne costruito il primo aeroporto civile d’Italia, proprio per volontà del barone Da Zara. L'aeroporto di Ronchi in quegli anni fu frequentato da personaggi illustri, come rappresentanti della Real Casa, parlamentari, uomini e donne di spettacolo e cultura: fra questi ultimi anche lo stesso Gabriele d’Annunzio che di Leonino Da Zara diverrà amico e sodale. All’acqua invece sono legati i siti di Pontemanco, un piccolo borgo sviluppatosi nel Medioevo attorno a delle attività produttive, che potremmo definire proto-industriali, come la macinazione delle granaglie, e ai trasporti fluviali, i mulini di Mezzavia, o il Museo della Navigazione di Battaglia Terme che raccoglie i reperti e le testimonianze dei barcari, lavoratori instancabili che per secoli seguirono i trasporti dei cerali e della trachite euganea via fiume.

Road map

Il percorso parte dal piccolo borgo di Pontemanco, costituitosi in epoca medievale attorno a un salto d’acqua, di appena qualche metro, del canale Biancolino, ma sufficiente a mettere in moto una serie di mulini deputati alla macinazione dei cereali. Da qui imbocchiamo via Biancolino che ci condurrà rapidamente fuori dal piccolo centro abitato. Continueremo a restare su questa via anche quando incroceremo il corso del Bacchiglione e ancora per qualche chilometro continueremo a spostarci tenendo il fiume sulla destra. Dalla sommità arginale si può scorgere tutta la suggestività di questo scorcio di campagna. Alle spalle avremo gli azzurri profili dei Colli Euganei, mentre tutt’intorno si espande il verde della flora fluviale, ricco e rigoglioso durante la bella stagione. Dopo il ponte continueremo ancora in riva al Bacchiglione, però arrivati a quest’altezza la via prenderà il nome di Beccara. Ancora dritti per qualche chilometro e scendendo dalla sommità arginale continuiamo fino ad intersecare via Pratiarcati che incroceremo a destra. Procederemo dritti su quest’ultima, fino ad incrociare via Leonina e la imboccheremo svoltando a destra. Via Leonina la percorreremo tutta, fino all’incrocio, al quale procederemo ancora dritti, dove cambia nome in via Ronchi di Casalserugo. Qui incroceremo villa Ferri detta Castello di ser Ugo. Procediamo ancora dritti su via Ronchi di Casalserugo per diversi chilometri e in prossimità dell’abitato di Bertipaglia, sulla sinistra, incontreremo via Ca’ Murà e la imboccheremo. Percorso appena qualche chilometro raggiungeremo la località di Ca’ Murà con villa Petrobelli e la Chiesa di S. Stefano. Riprendiamo via Ca’ Murà fino al nuovo incrocio, dove non potendo procedere oltre, svolteremo a destra e procederemo fino ad incrociare via Foscolo che imboccheremo svoltando a sinistra. Anche qui sempre dritti fino ad incrociare una strada più grande, si tratta della Sp92, qui svoltiamo a destra e procediamo solo per pochi metri perché sulla sinistra troveremo via Da Rio. Il nostro percorso continua su questa nuova via che ci condurrà fino al centro di Cornegliana. Da qui procediamo su via Palazzina, che percorreremo per diversi chilometri fino ad incrociare via Da Lisca, che percorreremo fino a raggiungere via Figaroli e successivamente via San Pelagio. Anche qui sarà opportuno fare qualche chilometro e superato il ponte sull’autostrada A13 incroceremo una nuova tappa del nostro percorso: San Pelagio sede del Museo del Volo. Da qui nell’agosto del 1918 Gabriele D’Annunzio decollò per il suo celebre “Volo su Vienna”. Per arrivare ai Molini di Mezzavia, ossia alla destinazione successiva, dovremmo tornare sui nostri passi e imboccare via San Pelagio, nella stessa direzione dalla quale siamo venuti, e dopo aver superato nuovamente il ponte sull’autostrada A13 prendere via Giuseppe Verdi che troveremo sulla destra. Procederemo per qualche chilometro e poi ancora sulla destra troveremo via Saline, una piccola strada che ci ricondurrà nella campagna di Due Carrare e nel suo passato rurale. Infatti qui, prima di incrociare la Ss16, troveremo gli antichi “Molini di Mezzavia”.  Da qui svolteremo a destra sulla Ss16, che percorreremo fino ad incrociare il ponte di Mezzavia che ci condurrà sull’altra sponda del Canale Battaglia. Qui ridiscenderemo su via Granze Destra, puntando verso Monselice. Passeremo davanti alla possente mole del Catajo, ma la nostra destinazione è il Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme, dove è conservato lo stretto rapporto che questa terra ha stretto da sempre con l’acqua. Il museo si trova in via Ortazzo che è raggiungibile imboccando il ponte che ci troveremo davanti, una volta scesi dalla sommità arginale, e svoltando a destra percorreremo un breve tratto di SS16, fino all’intersezione con via Chiodare. Percorso qualche metro, sulla destra incroceremo via Ortazzo. Ritornando poi da questa su via Chiodare e svoltando a destra, sarà possibile in pochi minuti tornare nel Centro di Due Carrare e a Pontemanco, dove abbiamo iniziato questo percorso. 

Schede dei siti di interesse toccati dal percorso:

Pontemanco, l’antico borgo nato dalla forza dell’acqua
A Due Carrare, lungo le sponde del Biancolino, sorge il piccolo borgo medievale di Pontemanco, custode di un mulino del XIV secolo, menzionato nel 1338 nel testamento di Marsilio da Carrara, signore di Padova. Per tutto il Medioevo, infatti, il piccolo borgo di Pontemanco fu un vitale centro sviluppatosi attorno a delle attività produttive, che potremmo definire proto-industriali, legate all’energia ottenuta da un salto d’acqua di appena tre metri del canale Biancolino. La forza motrice dell’acqua, infatti, permise l’insediamento di mulini per la macinazione delle granaglie e lo stesso alveo del canale permetteva un’agile via fluviale per i trasporti. Tali prerogative rimasero importanti anche nella stagione successiva, caratterizzata dalla progressiva presenza dell’aristocrazia veneziana in campagna, tanto che nel 1539 si contavano ben dodici ruote. Verso la fine del XVIII secolo fu la famiglia Grimani ad ottenere la concessione di sfruttamento delle acque del piccolo canale, con l’intera filiera connessa. E’ in questo periodo che venne a stabilizzarsi l’impianto urbanistico del piccolo borgo e i Grimani ne furono protagonisti, contribuendo alla realizzazione della rete strutturale e di servizio dell’attività economica, come il completamento delle casette degli operai, dei maniscalchi, dei cavallanti, dei barcaioli, ed ampliando la principale abitazione del borgo, che era stata dei Pasqualigo, in Villa Grimani. L’attività dei mulini rimase importante per il territorio fino all’età contemporanea: l’ultima ruota, infatti, si fermò solo negli anni ’70 del Novecento.  

Chiesa di San Martino a Ronchi del Volo,
L’antica Chiesa di San Martino a Ronchi del Volo, località di Casalserugo, fu costruita nell’874 dal Vescovo Rorio e donata all’Abbazia di Santa Giustina di Padova con l’annessa campagna, territorio conosciuto allora con il nome di Maserada. Quando nel 1172 Papa Alessandro III prese sotto la sua protezione Santa Giustina e i suoi beni, compresa la piccola Cappella di San Martino di Tours, le due località di Ronchi (da “Roncho”, che fa riferimento a un territorio disboscato, divenuta nel XIV secolo “Ronchi di Casalserugo” e all’inizio del Novecento “Ronchi del Volo” per ricordare le imprese aeronautiche di Leonino da Zara, autore qui del primo volo civile in Italia) e Maserà si distinsero definitivamente. La chiesetta, probabilmente ricostruita nel XIII secolo, fu consacrata nel 1519. Tra il 1617 e il 1766 si avvicendarono a reggere la parrocchia i monaci benedettini di Santa Giustina (la cappella era infatti tornata alle dipendenze del monastero padovano) ma a partire dal 1766 Ronchi ebbe sempre come parroci sacerdoti diocesani. Nel Novecento (1944) fu edificata una nuova parrocchia in gotico moderno ma la chiesa minore, con la sua grande testimonianza architettonica, rimane ancora visitabile grazie al restauro del 1969.

Villa Ferri, nota come “il Castello di Ser Ugo”
Villa Ferri, nota come “il Castello di Ser Ugo”, prende il nome dalla famiglia di Ser Ugo da Casale, che in quel tempo era proprietaria di buona parte del territorio. La dimora, dall’aspetto esterno imponente, è il risultato del successivo accrescimento di una casa-torre con funzione abitativa e difensiva. Della struttura originale conserva un tronco di torre inglobato nell’attuale costruzione, le finestre in stile romanico aperte sul lato nord e la sequenza di archetti ciechi nella cornice, mentre il portale dì ingresso e la portafinestra mediana balconata risalgono ad un periodo tra il ‘500 e il ‘600. Villa Ferri conserva al suo interno anche uno splendido ciclo di affreschi di soggetto astrologico risalenti all’inizio del ‘400 che sembrano riecheggiare quelli presenti in Palazzo della Ragione a Padova. Si favoleggia che questa “antica villa veneziana”, come viene chiamata a Casalserugo, fosse collegata da un tunnel segreto a un’altra dimora. Il giardino di Villa Ferri “Castel Ser Ugo” durante il periodo estivo ospita eventi e manifestazioni di intrattenimento culturale ed è oggi sede della biblioteca comunale.

Ca' Murà, l’antico borgo dei benedettini
Negli anni in cui Litolfo Da Carrara finanziava l’Abbazia di Santo Stefano, a Maserà di Padova si insediavano altre comunità benedettine impegnate nella bonifica dei terreni paludosi. A testimoniarlo è il borgo di Ca’ Murà che, nei pressi dell’Oratorio di Santo Stefano ed Eurosia, presenta tuttora: l’edificio del “casolino” che lavorava col baratto delle uova, la casa bracciantile, le case del maniscalco, del fabbro e del “sensaro”, l’ospitale, l’albergo del pellegrino, le “boarie” e la casa del “gastaldo” detta Casa Giuditta. A sovrintendere le attività del borgo Villa Petrobelli, la seicentesca dimora estiva dei Conti Petrobelli, nobilmente dotata di parco e barchesse.

Castello di San Pelagio
Il Castello di San Pelagio ha origini medievali (XIV sec.) come testimonia la torre costruita dai Da Carrara, Signori di Padova, nella prima metà del Trecento. L’imponente torre merlata aveva una funzione di prima difesa nei numerosi attacchi da parte degli Scaligeri, Signori di Verona. Nella metà del Settecento la proprietà passa ai Conti Zaborra, che ampliano notevolmente l’edificio, rimodernano l’ala padronale per adattarla a residenza signorile e realizzano le barchesse ad uso agricolo. Da allora la famiglia dei Conti Zaborra abita il Castello ricco di memorie private e storiche.
Da qui, il 9 agosto 1918, partì il poeta Gabriele d´Annunzio per il "folle" Volo su Vienna dove compì la sua celebre impresa: il lancio di migliaia di volantini inneggianti alla resa sopra la capitale austro-ungarica.
Nella sala del briefing, come la notte prima del Volo su Vienna, 11 piloti intorno ad un tavolo … al centro il loro comandante, Gabriele d’Annunzio, sembra richiamare i suoi fedelissimi aviatori all’ordine poche ore prima della partenza. Un’illusione, come in un viaggio indietro nel tempo di 100 anni esatti! Nelle stanze del poeta tutto è rimasto come allora perché si possa rivivere quei momenti.
La sala immersiva del “Volo su Vienna” ricorda i vecchi hangar del campo di volo di San Pelagio nel 1915-1918. Lo spazio, con enormi proiezioni alte più di 7 metri, fanno rivivere al visitatore il folle volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio del 9 agosto 1918: la rotta, gli aerei, le parole del Vate e il lancio dei volantini tricolore inneggianti alla resa. Filmati d’epoca e rielaborazioni in realtà virtuale portano il visitatore a volare con il Poeta e la sua squadriglia, “La Serenissima”, da San Pelagio a Vienna e ritorno.
Perdersi nei Labirinti sulle orme del Poeta e passeggiare nel Parco, inserito nel network d’eccellenza “Grandi Giardini Italiani”, vi farà godere della stessa bellezza e armonia di profumi e colori che da oltre 200 anni affascinano gli ospiti del Castello di San Pelagio… il luogo inimitabile con un Museo del Volo unico in Europa.

Mulino di Mezzavia
E’ uno dei due siti molitori presenti sul Canale Biancolino (l’altro è il Mulino di Pontemanco), posto in corrispondenza della chiavica di presa. Il manufatto attuale è del XVIII secolo, in sostituzione del manufatto ligneo funzionante già nel 1200, un impianto molto importante dismesso solo nel recente dopoguerra. Il Canale Biancolino fu costruito in epoca medioevale come deviazione del Canale di Battaglia, importante via fluviale che collega Padova con Monselice ed Este. Il Mulino di Mezzavia, che sfruttava il dislivello presente tra i canali, era di proprietà del comune di Padova, ma nel 1220 una parte della struttura passò nelle mani di Giordano Forzatè, priore del monastero San Benedetto di Padova, finché nel 1262 venne assorbito completamente dal monastero (e diviso tra quello di Padova e Monselice sul Monte Ricco). L’impianto, che inizialmente contava due mulini, fu ampliato, nel tempo, di altre quattro ruote e doveva essere un affare redditizio poiché rispondeva al bisogno di numerosi fittavoli della zona che coltivavano le terre dei locali latifondisti. Nel 1617 una tremenda alluvione colpì la zona e gli unici impianti a salvarsi furono proprio quelli di Mezzavia. Racconta la cronaca che la gente per disperazione assalì gli impianti strappandosi reciprocamente dalle mani la farina. Dalla soprastante strada Battaglia, sono ancora visibili i resti dei cinque calloni, di cui quattro con ruote idrauliche (quello centrale serviva per lo scarico dell’acqua). Scendendo lungo via Saline si vedono ancora sia la derivazione d’acqua che parte del ponte a due archi in muratura sopra cui correva la vecchia strada “postale” Adriatica prima dell’ampliamento. Poco lontano si trova l’edificio in muratura con la ruota ricostruita, che ha sostituito quelle vecchie, in legno, collocate da ambo i lati del canale Biancolino. L’attività cessò nel 1919 dal lato sinistro e qualche anno dopo anche dall’altro lato del canale, che ha conservato la ruota idraulica metallica sino agli anni ’50.

Museo della Navigazione Fluviale
Lo snodo fluviale di Battaglia Terme, costituito dall'incontro di ben quattro corsi d'acqua (BisattoRialtoVigenzone canale Battaglia), ha rappresentato per secoli il fulcro di un'intensa attività di scambi mercantili, basata sull'attività dei cosiddetti barcari, marinai esperti della navigazione fluviale. Con le loro barche trasportavano i masegni (blocchi di trachite) e le granaglie provenienti dall'area euganea verso i porti veneziani e lagunari. Le testimonianze di vita di questi instancabili lavoratori e la storia della loro attività sono raccontate attraverso gli oltre 4000 reperti esposti nel Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme.
Si tratta di un museo davvero unico nel suo genere, nato per iniziativa di alcuni ex barcari che, fin dal 1979, hanno raccolto con grande passione e tenacia tutti i materiali e i documenti, che sono stati messi a disposizione del Comune per conservare la memoria del loro antico mestiere. La visita al museo si articola in cinque sezioni che illustrano le tipologie di imbarcazioni, le attrezzature utilizzate negli squeri, il sistema idroviario del territorio, l'evoluzione dei mezzi di propulsione e gli oggetti di vita di bordo delle barche.